Condividere il sapere.

L’AI non dovrebbe essere un monopolio di pochi grandi aziende. Se i modelli linguistici rimangono chiusi, diventano strumenti di potere per chi li possiede, mentre le comunità e i singoli individui vengono esclusi. Il mio lavoro è un contributo al progresso collettivo, non un prodotto da vendere.
L’open source permette a chiunque di partecipare, di collaborare e di ridurre le disuguaglianze tecnologiche. Non posso permettermi di ignorare questo principio.

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Il progresso collettivo

L’open source è la strada per garantire che il progresso non sia monopolizzato da chi ha già potere. Quando condivido il mio lavoro, sto facendo un investimento nella comunità, non solo in me stesso. Non posso permettermi di pensare che quello che faccio possa esistere in un vuoto: deve essere parte di un ecosistema aperto e collaborativo.

La scelta open source non è solo una questione di tecnologia, ma un atto di resistenza a un modello di potere che ha dominato il campo della tecnologia per anni. I grandi provider, con le loro risorse finanziarie e il controllo su dati, infrastrutture e algoritmi, hanno creato un sistema in cui il progresso è guidato da interessi economici, non da valori etici o sociali.

L’open source è un’alternativa radicale. Condivide il codice, i dati e le metodologie, permettendo a chiunque di partecipare, di migliorare, di criticare e di rielaborare. Non si tratta solo di tecnologia: è un’idea di democrazia del sapere. Quando un modello è aperto, diventa un’opportunità per il progresso collettivo. Le comunità di sviluppatori, i ricercatori di ogni parte del mondo, gli utenti e le organizzazioni possono collaborare, testare, adattare e usare la tecnologia per scopi diversi.